Lazio che è, Lazio che sarà, ma anche Lazio che è stata. 17 febbraio e si sfoglia l’album  dei ricordi e tra le tante fotografie, ho trovato un nome importante. Uno di quei nomi che ti fa dire ai classe 2000 : che vi siete persi!

Il 17 febbraio 1968 nasceva quello che chiamavamo il “re”: Beppe Signori!

 Uno degli attaccanti più forti degli anni Novanta, se non addirittura il più forte. Il suo sinistro fece scuola, era velocissimo, un calciatore a tutto tondo e se lo trovavi davanti alla porta, bhè, quel pallone sarebbe finito in rete. 

I suoi numeri in biancoceleste parlano chiaro: 5 stagioni, 107 reti in 153 presenze, 17 gol in Coppa Italia, tre volte capocannoniere. Arrivò a Roma e si fece subito notare. Alla domanda di un giornalista che gli ricordò di essere stato acquistato per sostituire Ruben Sosa, 40 gol in 4 anni, lui rispose: ” Io sono venuto per fare meglio”.

Qualcuno lo prese per uno sbruffone, il solito neo arrivato con la boria del fuoriclasse.

Beppe Signori era forse spaventato da quelle aspettative, da quel dover garantire oltre 10 gol a stagione e forse era anche spaventato da quell’ambiente che era un pò diverso dal Foggia dove aveva vissuto il suo exploit. Giocare all’Olimpico, avrebbe messo in soggezione chiunque.

L’avversario nei derby non sarebbe stato più il Bari, o il Lecce, ma la Roma, in una stracittadina che non dura 90 minuti, dura tutto un anno. Le paure però furono dimenticate presto e Signori vestì la maglia dell’Aquila portando a casa un bottino di 49 reti in due anni appena. Non si pentì allora di aver sfidato il record dell’icona Sosa, perchè lui stesso divenne l’uomo dei record e l’uomo derby. 

I laziali lo amarono alla follia, ma talmente tanto, che nel 1995 si mobilitarono in una protesta colossale opponendosi alla sua cessione al Parma. Unica volta nella storia, credo, che un giocatore già venduto non se n’è andato. Poi però l’amore coi colori biancocelesti terminò, poiché tutto è destinato a finire prima o poi.

Gli anni passano per tutti, anche per i talenti sconfinati e così Beppe , come hanno fatto molti altri campioni, iniziò a guardare altrove per cercare un pò di spazio in più.

Finita l’esperienza di calciatore, iniziò quella di di commentatore, dapprima alla Rai e poi a Mediaset Premium. Ci sapeva fare non solo col pallone, ma anche con la parlantina. 

La favola di Signori però, non finisce qui e c’è un altro capitolo: il buio. Beppe amava scommettere, non lo nascondeva ed amava farlo su molte cose. Finì tra gli indagati di un giro di scommesse sventato dalla Procura di Cremona. Gli piaceva il gioco sì, ma che il re fosse uno dei tanti mercenari corrotti del nostro calcio, bhè, questo proprio non si può credere.

I laziali non lo dimenticano, ma non serve necessariamente tifare i colori biancocelesti, nessuno dimenticherà mai il “campione”:quello vero, quello che appartiene ad un calcio classico, nostalgico, abbandonato ai tempi che furono.

Segnava sempre lui!

Yes We Lazio si unisce al coro di auguri al re: Buon compleanno Beppe gol!!!

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